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GIOCHI di ANACLETO

I Giochi di Anacleto: una storia lunga dal 1993
Trattasi di una gara di fisica in due fasi:
  • una prova teorica denominata “Domande&Risposte” – che consiste in un questionario con risposte sia aperte che chiuse
  • una prova pratica chiamata “Anacleto in Lab” – in cui gli studenti devono eseguire un semplice esperimento.

Possono iscriversi ai Giochi di Anacleto gli istituti scolastici di istruzione secondaria di secondo grado. 

La competizione è rivolta soprattutto a quegli studenti che, pur avendo iniziato da poco lo studio disciplinare della fisica, si sentono interessati agli argomenti scientifici e vogliono mettersi alla prova. Non solo quindi studenti del primo biennio delle scuole secondarie di secondo grado ad indirizzo scientifico – come Licei Scientifici ed Istituti Tecnici – ma anche studenti del secondo biennio o dell’ultimo anno di scuole di tipo più umanistico.

All’inizio si chiamavano Olimpiadi della Fisica Juniores, versione un po’ più facile delle Olimpiadi della fisica, più adatte ai neofiti della disciplina, poiché a risolvere bene i problemi Olifis non si impara in uno o due anni, ci vuole costanza e un apprendimento graduale.

La gara Juniores però, rispondeva bene anche ad altre esigenze, in particolare quelle dei molti che, a 14, 15, 16 anni, vogliono esplorare fra i loro molteplici interessi, verificare in laboratorio quello che si studia, vedere come funzionano le cose, collegare l’evidenza alla conoscenza, capire se le scienze fisiche potrebbero diventare il loro campo elettivo di studio. 

Uno studente di Sassoferrato (AN)  ha regalato il logo col Gufo Anacleto, il mentore di Artù nel film Disney “La spada nella roccia”, e le Olifis Juniores sono simpaticamente diventate i Giochi di Anacleto.

Dal 1997 al questionario si aggiunge una prova pratica, non solo perché è innegabile che per lo più gli studenti trovano divertente effettuare l’esperimento, ma soprattutto perché l’attività laboratoriale mette in gioco competenze diverse, non sempre valorizzate nella scuola.

Ci sono studenti con conoscenze teoriche poco approfondite che si rivelano eccezionali sperimentatori, altri dotati di intuito, ma con poca propensione nel calcolo, e così via.

Eseguire bene, con precisione, un’attività pratica, non è meno importante dello studio sui libri: in un buon lavoro sperimentale le mani colloquiano col cervello ed ambedue sanno perché lo fanno.

Prove su competenze diverse quindi, per valorizzare tutti gli studenti e i diversi stili di apprendimento.